Chi soffre di malattie della pelle spesso, per evitare di esporsi nelle
relazioni sociali, ricorre al silenzio e alla diplomazia, dando però un’immagine
falsa di se stessi, favorendo così equivoci e fraintendimenti. Come risultato, il
non detto si accumula fino a riversarsi sulla pelle.
Le dermatiti segnalano la presenza di emozioni represse che affiorano in superficie, energie che vorrebbero emergere ma bloccate da paure, timidezza,sensi di colpa, fobie, nevrosi, senso di inadeguatezza… Non a caso le persone più colpite risultano essere coloro che trattengono le proprie emozioni, che temono il giudizio degli altri,che avvertono un senso d'insicurezza.
Risulta di estremo beneficio ritrovare il contatto con la natura, con gli
animali e ricuperare la dimensione del gioco, soprattutto se inteso come
divertimento e non come competizione.
Anziché combattere i suoi
disturbi solo con pomate e farmaci, bisogna imparare a conoscere il proprio
corpo e capire i suoi segnali.
Ad esempio le persone
affette da psoriasi, per quanto possano sembrare socievoli, non permettono di
andare oltre un certo punto, alzano un muro che fa da corazza alla loro
fragilità, specialmente in ambito affettivo, e per non affrontare il problema
si dichiarano indipendenti, senza accorgersi di cadere spesso in un
atteggiamento di continua richiesta di supporto. Fanno fatica a esprimere le
emozioni e a sostenere quelle degli altri. Spesso si tratta di persone con
genitori assenti o anaffettivi oppure di persone che hanno subìto, durante
l’adolescenza, un trauma che ha bloccato lo sviluppo delle capacità emotive
(lutto improvviso, eventi che hanno cambiato profondamente l’assetto
familiare). Possiamo tradurre il tutto come un problema di identità, trasformato
dal corpo in un tentativo di cambiare pelle.
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